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PIOLTELLO: A SPASSO NELLA STORIA

Di Redazione • 23 dicembre 2021

TITOLO 1LE STORIE DEL CAMPOSOGLIO DI PIOLTELLO: ATTO SECONDO

Il Camposoglio è un complesso rurale  un tempo caratterizzato da fiorente attività agricola, da una casa padronale meravigliosa dotata di una splendida loggia. Il complesso architettonico attuale risulta risalente al diciottesimo secolo, ma già nel 1624 risulta dimorante presso la cascina di Camposoglio la nobildonna Eleonora dei Caprini di Gusmano, dama di Corte dell’Imperatore di Germania che, rimasta vedova, acquistò dalla diocesi di Limito un grande fondo e forse anche i terreni di Limito, Seggiano, Camposoglio e in parte quelli di Cassignanica, anche se a tale proposito non abbiamo trovato documenti certi. Oggi il complesso architettonico, di significativa importanza, è abbandonato e versa in condizioni pessime. La proprietà è privata.
Intorno e all’interno di questo complesso si sono, nel tempo, consumati non pochi avvenimenti che è il caso di narrare.
Naturalmente si parla di avvenimenti ascesi all’onore della cronaca, ma siam certi che risulterebbero più numerosi quelli finiti nell’oblio.
Tempo fa è stato pubblicato il primo atto che vedeva il Camposoglio oggetto di un pianificato villaggio di 25.000 abitanti, oggi una storia più triste.

FAMIGLIAQuello della famiglia —  padre, madre e cinque figli: quindici anni la maggiore, due il minore — che viveva in un pollaio non è solo un dramma della miseria, ma  anche del più squallido  abbrutimento. La penosa,  struggente vicenda, rivelata ieri dalla tragica morte del capo  famiglia, ucciso dal vino e dal gelo, affonda le sue radici  nell'ottusa ignoranza dei genitori delle cinque povere creature, che non hanno mai tentato nulla per sottrarsi alla loro penosa condizione. Non solo, ma  hanno sempre rifiutato ogni  aiuto, scacciato chiunque  tentasse di toglierli da quella  desolante miseria. Una volta sono arrivati al punto di stracciare una banconota da cinquemila lire offerta loro da un benefattore. E anche stamane la donna ha rifiutato di stabilirsi in un alloggio messo provvisoriamente a sua disposizione dal comune.
La vicenda, lo si è detto, è venuta tragicamente alla ribalta ieri. Un operaio di Limito, Ettore Sette, stava andando a caccia quando, in una marcita poco lontano dalla cascina Camposoglio, ha visto il corpo di un uomo. Il cadavere era semiaffondato nel fango, sul fondo di un fosso. Sono stati subito avvertiti i carabinieri e il morto è stato identificato: era Mario Carelli, di cinquantadue anni, un  mungitore disoccupato che  cercava di dimenticare nel vino la amarezza di una esistenza di stenti. Era scomparso sabato, dicendo che andava da una sorella; invece era finito in un'osteria. Aveva bevuto, poi si era diretto verso la cascina Camposoglio. Ma era stato colto da un malore provocato dal vino e dall'inedia: era caduto nel fosso e il gelo della notte lo aveva finito.
Accertata l'identità del morto, i carabinieri sono andati ad avvertire la sua famiglia che vive — vive per modo di dire — alla cascina Camposoglio di Limito. Alla vista dell'appuntato, la moglie del mungitore, Erminia Zaninotti, di quarantatrè anni, è fuggita. Abbracciando il suo ultimo nato, un bimbo di due anni, è corsa a rintanarsi nel fondo del pollaio che le serviva da casa. Forse ha creduto che quell'uomo in divisa fosse venuto per portarle via i suoi  figli, per cercare ancora una  volta di toglierla dalla sua « casa ». Ma l'appuntato aveva un ben più triste compito da svolgere: dirle che suo marito era morto. La donna non ha capito subito — la miseria e l'inedia l'hanno come inebetita — poi ha afferrato la realtà della tragedia ed è scoppiata in un pianto dirotto.
Il carabiniere, mentre la donna, con i figli laceri e sporchi stretti intorno a sè, piangeva, è entrato in quella «casa ». E davanti ai suoi occhi è apparso tutto lo squallore, tutta la desolante miseria della condizione umana di quella famiglia. Il mungitore, sua moglie e i suoi figli (Livia, di quindici anni, Rita, di tredici, Ambrogio di dieci, Valentino di sei, Edilio di due) da un anno  vivevano in quel pollaio. Da quando cioè erano stati scacciati dalla loro ultima « dimora»: la stalla della cascina Camposoglio. Si erano installati lì, in un ex-pollaio con i «muri » di cartone, la «  porta » fatta con un vecchio telo di sacco, la paglia per terra, per dormirci sopra, uno  accanto all'altro, a scaldarsi con il proprio calore.
Quella era la « casa » dei cinque bambini, piena  dell'odore della paglia putrida e con l'aria gelida e umida che di questi tempi vien su dalle  marcite di Limito. Di tanto in  tanto i piccini si intrufolavano negli alloggi della cascina  vicina e si rannicchiavano  vicino al fuoco, in cerca di un po' di caldo. Oppure andavano nelle stalle, dove c'è il tepore delle bestie. Ma come mai, ci si è chiesti, Mario Carelli e la sua famiglia avevano potuto vivere per un anno in quelle condizioni, senza che nessuno intervenisse per porgere loro una mano? Si è accertato che numerosi erano stati i tentativi per  aiutare quella povera famiglia. Ci avevano provato il  maresciallo Fratangeli, comandante la stazione dei carabinieri di Pioltello, il parroco, il  comune. Ma sempre invano: Mario Carelli e sua moglie avevano rifiutato ogni aiuto; avevano sempre scacciato chiunque  cercasse dì sottrarli da quella «  casa». Una volta, si è detto,  avevano perfino strappato il  denaro. Dicevano che loro  volevano vivere lì: che quella era la loro « casa » e che nessuno aveva il diritto di intervenire. Volevano vivere a modo loro con pochi soldi che ricavavano ragazziallevando qualche cane, nello stesso pollaio dove crescevano i bambini e con poche lire che, nonostante i loro rifiuti, gli enti assistenziali riuscivano talvolta a lasciare.
Anche stamane Erminia  Zaninotti ha rifiutato l'ultimo aiuto: il comune e i carabinieri in attesa di una sistemazione definitiva, le avevano trovato una stanza nella cascina, al  caldo, fra quattro mura vere. Ma la donna non ha voluto restare: ha preso le sue poche  miserabili cose e i suoi figli ed è  tornata nel pollaio. Stamane era ancora lì: aveva solo acceso un fuoco per scaldarsi
Di fronte a questo nuovo reiterato rifiuto di assistenza, il maresciallo dei carabinieri ha inviato una richiesta  urgente al tribunale dei  minorenni perché i bambini  vengano sottratti alla custodia della madre e ricoverati in un  istituto. Anche l'ente comunale di assistenza è intervenuto.  Bisogna fare in fretta: i cinque bambini non possono più vivere in quelle condizioni. Ci deve essere un Natale anche per loro, nonostante l'ignoranza e l'abbrutimento della madre, che dice: «Sono contenta di vivere così »


secondotitoloLa desolata vicenda della  famiglia che viveva in un pollaio, nella cascina Camposoglio di Pioltello, ha sollevato  un'ondata di commozione e di umana solidarietà. Il sindaco di  Pioltello ha riunito immediatamente la giunta e, anche insieme al parroco e al maresciallo Fratangeli, comandante la locale  stazione dei carabinieri, ha  esaminato a fondo la triste  situazione in cui si trovano Erminia Zaninotti e i suoi cinque figli. Il capofamiglia, com'è stato  riferito, è morto assiderato  nella campagna dt Pioltello: ta salma di Mario Carelli,  scoperta lunedì in una roggia  prosciugata e trasportata al  cimitero di Limito, sarà  sottoposta ad autopsia. Nella riunione presso il  municipio di Pioltello è stato deciso di assicurare una casa a Erminia Zaninotti e di  provvedere a far ricoverare almeno i tre figli più piccoli in un  istituto. Per vincere la resistenza della donna — che ha sempre dimostrato nella sua miseria un orgoglio non privo di  stravaganza — si è pensato di  trovare, un'occupazione a Livia, che Ha quasi sedici anni ed è la maggiore della nidiata. Il  posto di lavoro è stato subito procurato dal maresciallo  Fratangeli. presso un'azienda della zona: così la madre potrà  tenersi vicine le due figlie  maggiori, dal momento che anche Rita, quattordicenne, lavora  come apprendista in uno  stabilimento.
La sventurata famiglia,  intanto, aveva lasciato il pollaio in cui si era accampata e si era trasferita in un ampio locale a pianterreno della stessa  cascina, messo à disposizione  dall'affittuario. Madre e figli  avevano ànche avuto in dono  candele (per illuminare lo stanzone) e legna, con la quale si erano affrettati ad accendere un bel fuoco nel camino. Erminia  Zaninotti era contenta della nuova sistemazione, al punto che  vorrebbe fosse definitiva. «Qui — ha detto — potrei  continuare a tirar su qualche pollo, qualche cucciolata. L'ultima era di sette cagnolini: ne ho  venduto uno, e ne ho ricavato da comprare un bel po' di latte per i bambini ...».
Forse non sarà facile indurre la donna a sistemarsi in una vera casa: la miseria in cui è vissuta l'ha resa scontrosa e diffidente, come un animale indifeso. Una casa per la povera famiglia, comunque, è stata offerta anche dall'Istituto delle case popolari. La presidenza ha fatto sapere ufficialmente di essere disposta ad assegnare alla vedova e ai figli di Mario Carelli («data la gravità della situazione, che si presenta come unica e di assoluta emergenza ») un alloggio con fitto minimo, sulle mille lire al mese. A tarda sera si è appreso che temporaneamente la donna e i tre bambini più piccoli saranno accolti nell'ospedale di Monza e i due figli maggiori all'opera pia «Bellani».  Generose offerte in danaro sono anche giunte al nostro giornale e verranno consegnate alla povera madre.


titolo3Erminia Zaninotti. la donna del pollaio di Limito, non è  rimasta all'ospedale di Monza neppure ventiquattro ore.  Trascinata ieri notte al  nosocomio, contro la sua volontà,  insieme ai suoi tre figli più  piccoli, ha chiesto fin dal  principio di potersene andare. « Non sono malata, non potete  trattenermi. Ho una casa e dei beni cui badare », ha ripetuto  ininterrottamente finché, risultati inutili tutti gli sforzi dei  medici e delle suore per  persuaderla a restare, dopo avere  allattato per un'ultima volta il  minore dei bimbi, Edilio, ha  potuto varcare i cancelli per  tornare alla cascina Camposoglio di Limito. Non ha voluto  neppure che l'accompagnasse in macchina l'assistente sociale [dell'ospedale e ha rifiutato  analoga offerta rivoltale dai  giornalisti che questa notte  l'hanno portata a Monza, dopo  essere penetrati con l'aiuto dei carabinieri nel gelido locale a pianterreno della cascina in cui aveva trovato rifugio. Erminia Zaninotti.  protagonista di un'esistenza avarissima, non crede ormai più nella  solidarietà e nella generosità del suo prossimo.
EERMINIArminia Zaninotti non vuole neppure andare a vivere in un appartamento di una casa popolare né, tanto meno, trasferirsi in città. «La mia vita è in campagna. Sono nata e cresciuta in mezzo ai campi e soltanto in quell'ambiente mi sentivo in grado di potere lavorare e badare ai miei figli, senza chiedere l'elemosina a nessuno, come del resto ho sempre fatto sino ad oggi. L'alloggio nella cascina mi spetta di diritto e sono obbligati a ridarmelo, anche se mio marito è morto. Posso benissimo sostituirlo io nel suo lavoro di mungitore». Intanto il professor Enzo Grasso, primario della divisione pediatrica dell'ospedale, ha sottoposto ad accurato esame clinico i tre bambini affidati alle sue cure Ambrogio di dieci anni, Valentino di sei ed Edilio di diciotto mesi. Non ha rilevato né segni di denutrizione, né sintomi di malattie. Sono tutti e tre sani e robusti e stanno benissimo. Considerando il loro aspetto fisico, sembra, quasi incredibile che, come si sostiene, fino a ieri abbiano vissuto in un pollaio a dodici gradi sotto zero saltando spesso i pasti.
Le mie figlie più grandi, Livia di sedici anni e Rita di quattordici, sono da questa notte ospiti del pensionato  dell'Opera Pia « Bellani », ma non nascondono la loro impazienza di potersi presto riunire alla madre ed ai fratelli.

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